È nel momento in cui la malattia minaccia di cancellare per sempre la storia della sua famiglia che la protagonista di questo racconto in prima persona decide di intraprendere un viaggio verso questa terra sconosciuta, verso questo paese dal quale i suoi antenati furono esiliati, deportati. In principio, non c’è alcun nome, “tutto è designato, ma non nominato” [1]; i nomi verranno più tardi, quando, in un certo senso, la barriera del silenzio sarà stata oltrepassata, dice Cécile Wajsbrot a proposito del suo romanzo Mémorial.
Laddove il padre e la sorella non hanno mai parlato di ciò che era successo, non hanno mai pronunciato una parola nella loro lingua materna, non sono mai voluti tornare al loro paese d’origine, nel momento in cui il silenzio che hanno gelosamente conservato minaccia di saldarsi per sempre, dietro il muro di una malattia che tocca la memoria, lei, ultima sopravvissuta della discendenza, tenta di recuperare i frammenti di ciò che fu la loro storia, per poter continuare a vivere.
La giovane donna viaggia, “guidata dall’immagine che [lei si è fatta] della vita della [sua] famiglia” [2] Si tratta di una questione di vita e di morte: per gli uni, “rendersi volontariamente ciechi al passato per poter avanzare, continuare – potervivere” [3]; per lei, “riprendere la memoria là dove loro l’avevano lasciata” [4]. Il silenzio, il malinteso e un “di questo non si parla” fondamentale sono al cuore di questa storia e costituiscono paradossalmente una traccia indelebile nel soggetto, orientando tutta la sua vita come un destino.
Se c’è disagio nella famiglia, se c’è disagio nell’être parlant, ciò tiene al malinteso nel quale nuotano i nostri ascendenti [5], sostiene Lacan. E aggiunge che è questo che ereditiamo, è ciò che questa linea ci ha trasmesso “dando la vita”[…] per quanto fin da prima di questa bella eredità voi facciate parte, o piuttosto prendiate parte, al balbettio dei vostri antenati [6].
Famil vi invita a leggere, in questo numero, grazie a quattro colleghi, un’interpretazione di ciò che del silenzio e del malinteso si trasmette, non senza “un desiderio che non sia anonimo” [7].
Perché la psicoanalisi si interessa alla famiglia e al disagio attuale che vi regna? È la domanda alla quale Katty Langelez-Stevens cerca di rispondere nel podcast di PIPOL12.
[1] Wajsbrot C., Mémorial, Gouville-sur-mer, Le Bruit du temps, 2019, p. 166 [trad. nostra].
[2] Ibid., p. 122. [trad. nostra].
[3] Ibid., p. 42. [trad. nostra].
[4] Ibid., p. 74. [trad. nostra].
[5] Cf. Lacan J., « Le malentendu », Aux confins du Séminaire, texte établi par Jacques-Alain Miller, Paris, Navarin, 2021, p. 74. [trad. nostra].
[6] Ibid., p. 75 [trad nostra].
[7] Lacan J., « Nota sul bambino », Altri Scritti, Piccola Biblioteca Einaudi, 2013, p. 367.